In ricordo di Asha e Valentina.

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    Principe (tigrotto) dei gentili mondi.

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    Ciao cari,
    dopo aver visto ieri la puntata di Amore criminale dedicata a loro, volevo ricordare due sorelle Trans che dal Sud arrivano a Torino per poter vivere la loro vita da donne ma hanno entrambe una fine sfortunata.

    Asha e Valentina, uccise l' una da due clienti e l' altra dal suo compagno.

    L' articolo risale al momento in cui il compagno di Valentina confessò dopo anni l' omicidio.

    CITAZIONE
    A Torino erano arrivati per la prima volta nel 1980. Allora si chiamavano ancora Antonio e Cosimo Andriani ma dentro di loro sentivano già di essere Asha e Valentina. Erano partiti da Molfetta per una vacanza. «La città gli era piaciuta e avevano deciso di restare» spiegava sedici anni fa la sorella Agnese. In Puglia avevano lasciato i genitori e i pregiudizi. «In famiglia però avevamo accettato la loro scelta - diceva ancora Agnese che a Torino viveva con il marito - Eravamo dieci fratelli: cinque maschi e cinque femmine ma solo all' anagrafe. In realtà ben presto capiì che avevo sei sorelle».

    Avevano fatto fortuna quelle due sorelle imprigionate in corpi maschili. Si erano comprate entrambe la casa, cumulato una fortuna (Asha aveva depositato 500 milioni nel conto corrente, Valentina addirittura 800). E soprattutto si erano trasformate: capelli lunghi, nerissimi, occhi bistrati, seni prosperosi. Impossibile riconoscere in loro i due fratelli partiti da Molfetta. Si vendevano tutte e sue sul marciapiede: una su un lato di corso Ferrucci, l' altra sull' altro. La sera del 14 febbraio 1991 la strada dove Asha era solita mostrarsi coperta solo di una rete sotto la pelliccia diventò la trappola in cui la chiusero i suoi assassini. Salì su una Renault blu quella sera Asha. Conosceva Corrado Giordano, il ragazzo che la guidava. Si fidò anche Paolo Scialuga che sedeva dietro in silenzio e che poco dopo le avrebbe sparato un colpo nella nuca con una Luger portata dalla Svizzera e provata poco prima contro gli alberi di Villastellone. Il suo cadavere fu scaricato davanti al cancello di un garage in via Sangano. I due ragazzi «per bene» cercarono di bruciare l' auto, simularono il furto della vettura poi confessarono. «Ho sparato io, avevo la pistola di Corrado accanto. Lei era seduta davanti. Ho sentito l' irrefrenabile impulso di sparargli. Non so perché...» ammise Paolo Scialuga che se la cavò con una condanna a sei anni.

    Valentina quando aveva saputo della morte di Asha pianse. «La strada fa paura, temo di fare la stessa fine» disse tra le lacrime. Non sapeva che per lei il destino aveva in serbo qualcosa di ancor più terribile. Che ad ucciderla non sarebbe stato lo sconosciuto di una sera ma l' uomo che presentava come il fidanzato. Lo aveva conosciuto in un locale notturno Umberto Prinzi. Prima c' erano stati altri «fidanzati»: timidoni che si innamoravano di lei e le insegnavano a compilare gli assegni ed ad aprire un conto in banco. E che in tribunale ricordarono: «Lei i soldi li metteva in un puff alla rinfusa». Ma come Asha ogni mese anche Valentina mandava 300mila lire a Molfetta. «Per aiutare i nostri genitori a pagare l' affitto» spiegava Agnese.

    Valentina era sparita nel maggio del ' 95 ma la denuncia ufficiale della sua scomparsa porta la data del 5 giugno. Il primo maggio, a mezzogiorno, aveva telefonato per l' ultima volta alla sorella Agnese. Poi il silenzio. Dal suo cellulare però erano partite ancora cinque telefonate: le aveva fatte Umberto Prinzi che aveva anche impegnato le pellicce di Valentina al Monte dei Pegni. Il 4 settembre la Clio di Valentina era stata ritrovata in piazza Savoia e nel novembre ' 96 finalmente la Squadra Mobile aveva arrestato Umberto Prinzi. Contro di lui c' era anche la testimonianza di una cugina di primo grado, Marai Ferrari, che agli agenti raccontò che Umberto le aveva confidato l' omicidio: «Ha litigato con lei, l' ha presa per il collo. Non voleva ucciderla ma l' ha strangolata. Ha seppellito il corpo e preso i gioielli». Più tardi però si era rimangiato tutto. Era iniziata così la lunga vicenda processuale e il pm Enrica Gabetta dopo un dibattimento denso di colpi di scena e nonostante non si fosse mai trovato il cadavere di Valentina era riuscita ad ottenere la condanna dell' assassino a ventiquattro anni, poi ridotti a ventidue. La storia era finita così: con inutili scavi nella valle di Viù e la sensazione che forse di Valentina non si sarebbe mai più trovato nulla. Sino a ieri

    FONTI: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/ar...lla-puglia.html

    Buon pomeriggio

    Vale la Tigra

    Edited by Vale la Tigra - 13/6/2013, 20:15
     
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