La lettera di un adolescente gay a Repubblica.

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    Principe (tigrotto) dei gentili mondi.

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    Ciao cari,
    condivido con voi la toccante lettera di un adolescente a un grande quotidiano nazionale, una lettura forte e una scossa alle coscienze.

    CITAZIONE
    CARO direttore, questa lettera è, forse, la mia unica alternativa al suicidio. Ciò che mi ha spinto a scrivere è la notizia di un gesto avvenuto nella cattedrale parigina. Un uomo, un esponente di destra, si è tolto la vita in modo eclatante sugli scalini della famosa chiesa per manifestare il proprio disappunto contro la legge per i matrimoni gay deliberata dall'Assemblea Nazionale francese.

    Nonostante gli insegnamenti dalla morale cristiana, io ritengo che il suicidio sia un gesto rispettabile: una persona che arriva a privarsi del bene più prezioso in nome di una cosa in cui crede, merita molta stima e riguardo; ma neppure questa considerazione riesce a posizionare sotto una luce favorevole quello che mi appare come il gesto vano di un folle. La vita degli altri continua anche dopo la fine della nostra. Siamo destinati a scomparire, anche se abbiamo riscritto i libri di storia. Morire per opporsi all'evolversi di una società che tenta di diventare più civile è ottusità e evidente sopravvalutazione delle proprie forze.

    Il Parlamento italiano riscontrando l'epico passo del suo omologo d'oltralpe ha subito dichiarato di mettersi in linea per i diritti di tutti. Una promessa ben più vana del gesto di un folle. Tutti sappiamo come il nostro Paese sia l'ultimo della classe e che non ci tenga ad apparire come il più progressista. Si accontenta di imitare o, peggio ancora, finge di farlo. La cultura italiana rabbrividisce al pensiero che due persone dello stesso sesso possano amarsi: perché è contro natura, perché è contro i precetti religiosi o semplicemente perché è odio abbastanza stupido da poter essere italiano. Spesso ci si dimentica che il riconoscimento dei matrimoni omosessuali non significa necessariamente affidare a una coppia "anormale" dei bambini ma permettere a due individui che si vogliono bene di amarsi. In questo consiste il matrimonio, soprattutto nella mentalità cattolica. E allora perché quest'ostinata battaglia?

    Io sono gay, ho 17 anni e questa lettera è la mia ultima alternativa al suicidio in una società troglodita, in un mondo che non mi accetta sebbene io sia nato così. Il vero coraggio non è suicidarsi alla soglia degli ottanta anni ma sopravvivere all'adolescenza con un peso del genere, con la consapevolezza di non aver fatto nulla di sbagliato se non seguire i propri sentimenti, senza vizi o depravazioni. Non a tutti è data la fortuna di nascere eterosessuali. Se ci fosse un po' meno discriminazione e un po' più di commiserazione o carità cristiana, tutti coloro che odiano smetterebbero di farlo perché loro, per qualche sconosciuta e ingiusta volontà divina, sono stati fortunati. Io non chiedo che il Parlamento si decida a redigere una legge per i matrimoni gay - non sono così sconsiderato - chiedo solo di essere ascoltato.

    Un Paese che si dice civile non può abbandonare dei pezzi di sé. Non può permettersi di vivere senza una legge contro l'omofobia, un male che spinge molti ragazzi a togliersi la vita per ritrovare quella libertà che hanno perduto nel momento in cui hanno respirato per la prima volta. Non c'è nessun orrore ad essere quello che si è, il vero difetto è vivere fingendosi diversi. Noi non siamo demoni, né siamo stati toccati dal Demonio mentre eravamo in fasce, siamo solo sfortunati partecipi di un destino volubile. Ma orgogliosi di esserlo. Chiediamo solo di esistere.

    FONTI: http://www.repubblica.it/cronaca/2013/05/2...04/?ref=HREC1-8
    Buon pomeriggio

    Vale la Tigra

    Edited by Vale la Tigra - 27/5/2013, 18:29
     
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  2. S@sy
     
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    Avevo già letto questa lettera, se devo essere sincera non mi è piaciuta per niente, anzi a una prima lettura mi ha fatta arrabbiare parecchio. Poi mi sono fermata, ho fatto un bel respirone, e mi sono resa conto che dovevo essere onesta con me stessa, il che m'impone di non negare di essermi sentita anch'io così nella mia vita, e di poter capire ciò che prova questo ragazzo. Tuttavia, la lettera non riesco a condividerla comunque, perché lui è troppo rassegnato, troppo abbattuto dai suoi mostri. E questo tizio che l'ha scritta, per di più usando il plurale, lo prenderei a ceffoni.
    Non mi piacciono le posizioni che assume, il modo in cui si piange addosso fino ad apparire stucchevole, gli evidenti elementi di omofobia interiorizzata, le cose che chiede e soprattutto il modo in cui le chiede. Il tono è sottomesso, arrendevole, il tono di qualcuno che si crede inferiore e che sta implorando per qualcosa che non gli spetta di diritto, ma che spera lo stesso gli venga concesso, per pietà o carità cristiana.
    M'indigno in una maniera spaventosa davanti a frasi come:
    CITAZIONE
    Spesso ci si dimentica che il riconoscimento dei matrimoni omosessuali non significa necessariamente affidare a una coppia "anormale" dei bambini ma permettere a due individui che si vogliono bene di amarsi

    (ma davvero tu, da gay, sostieni una cosa del genere?!?),
    CITAZIONE
    Non a tutti è data la fortuna di nascere eterosessuali. Se ci fosse un po' meno discriminazione e un po' più di commiserazione o carità cristiana, tutti coloro che odiano smetterebbero di farlo perché loro, per qualche sconosciuta e ingiusta volontà divina, sono stati fortunati. Io non chiedo che il Parlamento si decida a redigere una legge per i matrimoni gay - non sono così sconsiderato - chiedo solo di essere ascoltato.

    (!)
    CITAZIONE
    siamo solo sfortunati partecipi di un destino volubile.

    (!!)

    e soprattutto la tanto decantata frase del titolo
    CITAZIONE
    Chiediamo solo di esistere.

    :o:

    e m'infastidisco ancora di più pensando che questa è l'immagine che è stata trasmessa dell'omosessualità (e quindi, indirettamente, anche di me) a milioni di italiani.
    Perché forse sono io ad essere sbagliata, ma io rifiuto di considerarmi sfortunata perché sono nata lesbica; non voglio la commiserazione di nessuno, e soprattutto, non chiedo solo di esistere. Non mi basta. Io voglio i miei diritti, tutti, anche quelli di cui non m'interessa usufruire, perché dev'essere una mia scelta, non un'imposizione dall'alto. E non li chiedo, io li pretendo, perché sono miei, perché non devono farmi un regalo, devono darmi una cosa che era già mia e di cui sono stata ingiustamente privata: e nel chiederla mi rifiuto di umiliarmi, d'implorare, di regalargli l'illusione di poter essere magnanimi.
     
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    Non sei la sola a pensarla così,
    leggi la versione che ho pubblicato su yahoo:

    http://it.answers.yahoo.com/question/index...27074617AAqLD4a

    Antinoo e alcuni altri esprimono gli stessi dubbi.
     
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  4. S@sy
     
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    E tu che ne pensi?
     
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    Mi pare un ragazzo molto depresso e spaventato,
    da quello che scrive, forse devastato da alcuni sensi di colpa che nell' adolescenza diventano giganti.

    Però anche intelligente e consapevole, a quell' età io ad esempio di certe cose riuscivo a malapena a parlare.

    A parte alcune esagerazioni a sfondo religioso, forse dovute alla sua educazione (e le conosco), altre cose sono vere e giuste, come questa:

    CITAZIONE
    Un Paese che si dice civile non può abbandonare dei pezzi di sé. Non può permettersi di vivere senza una legge contro l'omofobia, un male che spinge molti ragazzi a togliersi la vita per ritrovare quella libertà che hanno perduto nel momento in cui hanno respirato per la prima volta.
     
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  6. S@sy
     
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    Grazie per la risposta! :)
     
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5 replies since 27/5/2013, 15:55   68 views
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